Mujeres libres.

Le donne italiane adesso hanno un motivo in più per essere grate a Berluscapappo. Grazie ai suoi (presunti?) “exploits” sessuali, la stampa straniera dipinge le donne italiane come uno strano miscuglio di femmine arrampicate su tacchi a spillo e abbigliate come “conigliette fuori servizio”, un modo elegante (?) per dire puttanelle, disposte a tutto pur di piacere al maschio padrone. Come se ciò non bastasse qualche giornalista si avventura in analisi sociologiche un po’ azzardate, definendo la società italiana l’unica dove vige un matriarcato, tutto in salsa italiana, dove l’uomo fa la figura del sultano viziato, coccolato e sostanzialmente incapace di badare a sé stesso. Il quadro dell’Italia che viene fuori è quello di una società da avanspettacolo di bassa lega, guidata da un guitto imbroglione e truffaldino, sempre infoiato che come novello Nerone pensa più a divertirsi con qualche bella ragazza disponibile che non a risolvere i problemi della nazione che sempre più affonda nella crisi. Ciò che maggiormente scandalizza gli osservatori stranieri è il consenso di cui continua a godere nel paese. Le ultime elezioni stanno lì a dimostrarlo, anche se ha avuto un leggero calo. Chiaramente il comportamento disgustoso di quell’uomo richiederebbe altre e decise manifestazioni di lotta per costringerlo a dimettersi e a sparire per sempre dalla vita pubblica. I danni provocati da Berlusconi sono irreparabili, ci vorranno decenni prima di riuscire a ricucire un tessuto sociale che lui e tutti gli altri che lo hanno seguito sulla sua strada, sinistra compresa, hanno contribuito a sfasciare e guastare. L’Italia è sempre più un paese razzista, cialtronesco, vigliacco, concentrato ad osservare il proprio ombelico, pauroso di tutto e di tutti, ignorante e arrogante, servile e acquiescente, omertoso, senza ideali, senza memoria storica, disposto a vendersi l’anima per un pugno di lenticchie. Berlusconi e la Lega sono riusciti a tirare fuori il peggio dagli Italiani, nemmeno il Fascismo era arrivato a tanto. Certi discorsi dei leghisti fanno inorridire. Certe battute razziste del Berlusca fanno vomitare e vergognare. Ma molti italiani sembrano insensibili, anzi si divertono alle battute del re, invece di indignarsi e incazzarsi per buttarlo giù dal trono sul quale lo hanno posto come tante pecore lobotomizzate. I cassintegrati, i licenziati, i precari, tutti gli sfruttati, i senza futuro, i senza passato, i pensionati con meno di 500 euro al mese, i terremotati lo votano e lo acclamano. E’ semplicemente folle. Come se fossero stati colpiti da un virus sconosciuto, che li acceca e li rende sordi. Il dissenso è sempre più debole, disorganizzato, in balia di eventi che non riesce a gestire né a controllare. Gli operai continuano a morire ogni giorno sui posti di lavoro, altri rimangono storpiati a vita. La sicurezza sul luogo del lavoro non fa parte delle misure prese da questo governo nemico dei lavoratori. Il sindacato se non tace, fa sentire appena un sospirino che non disturba affatto i padroni. Con la scusa della crisi tutto diventa lecito, tanto la crisi la pagano i soliti noti. La corruzione diffusa si mangia una fetta enorme del PIL, ma poiché non desta allarme sociale, viene accettata passivamente e nessuno chiede interventi drastici. Perché si sa, in Italia il problema sicurezza è rappresentato dai poveri immigrati. Ma quando a delinquere e a uccidere sono gli italiani, allora se ne parla in sordina. Il video agghiacciante che mostra l’uccisione di quel giovane romeno a Napoli difficilmente potrà essere dimenticato. La scena straziante della sua agonia e le urla di dolore della giovane moglie che chiedeva aiuto nell’indifferenza generale si stampano nella memoria con lettere di fuoco. Le dichiarazioni della donna, tornata in Romania, fanno arrossire di vergogna. Se fossero stati dei romeni a sparare nel mucchio, tra la folla in pieno giorno è facile immaginare le conseguenze. Qui nel sud, la vera emergenza è quella di sempre, la criminalità organizzata , le varie mafie, che insieme alle istituzioni corrotte da sempre soffocano, controllano e impediscono ai cittadini inermi di vivere liberamente e con dignità. L’indifferenza colpevole e complice dello stato ha finito per consegnare interi quartieri e intere regioni alle mafie. La distinzione tra legalità e illegalità è sempre più sfumata; difficile distinguere dove comincia l’una e finisce l’altra. I partiti politici e le classi borghesi meridionali, da sempre parassitarie e legate alla burocrazia, hanno gestito la cosa pubblica come un feudo privato elargendo prebende, posti di lavoro, benefici vari a tutti quelli disposti a servirli a capo chino. I morti ammazzati dalle mafie e dallo stato diventano santini buoni per giustificare e dare credibilità ad una classe dirigente criminale e complice degli assassini. Berlusconi e il suo intimo amico e collaboratore, il senatore Dell’Utri, hanno definito “santo” un uomo come Mangano. Totò Cuffaro, condannato per mafia, siede in Parlamento insieme a tanti altri come lui, eletti con migliaia e migliaia di voti. Come a dire: se non sono mafiosi non li votiamo. Se nel nord Italia il rigurgito di stampo fascista e razzista fa registrare episodi gravi di intolleranza, nel sud la situazione di degrado sociale e di servitù sembra essere ritornata ai tempi bui del caporalato. I lavoratori non protetti accettano condizioni incivili di sfruttamento; i lavoratori delle poche fabbriche accettano turni di lavoro massacranti per guadagnare qualche miserabile euro in più o per paura di essere licenziati. La solidarietà di classe quasi non esiste più. Tutti contro tutti. Gli operai della Fiat di Termini Imerese e quelli dell’indotto stanno scioperando perché la Fiat, dopo che per anni ed anni, si è ingrassata con il denaro pubblico adesso, che si è lanciata sul mercato americano, ha deciso di mollarli. E cosa fa il governo del Berlusca? Tace. Il Berlusca quando incontra gli industriali si diverte a raccontare barzellette o a difendersi dagli attacchi della stampa che ha messo a nudo i suoi vizi di vecchio libidinoso e puttaniere. Questa Italia fa proprio schifo.

Una individualità anarchica di genere